Mincemeat e Ultra
Tra i preparativi per la complessa invasione anfibia vi fu anche una serie di azioni di depistaggio per confondere i tedeschi sul reale obiettivo degli sbarchi. Una flotta anglo-americana salpò dalla Gran Bretagna verso la Norvegia, per indurre i tedeschi a credere che lì sarebbe stato aperto il secondo fronte. Nel Mediterraneo altre navi da guerra britanniche si diressero verso la Grecia, per poi invertire la rotta nella notte e puntare su Malta. Inframmezzate a queste finte vi erano azioni di carattere propagandistico per intaccare il morale degli italiani, come il lancio di otto milioni di volantini ai primi di luglio; alcuni contenevano il messaggio «La Germania combatterà fino all'ultimo italiano» e altri mostravano le città d'Italia che potevano essere raggiunte dai bombardieri alleati basati in Nordafrica, con la scritta «Ringraziate Mussolini».
Ultra" era la designazione coniata dagli Alleati in Gran Bretagna per l'intelligence risultante dalla decrittazione di gran parte delle comunicazioni tedesche (giugno 1941/agosto 1945).
Infine fu organizzata una manovra di depistaggio particolarmente complicata (operazione Mincemeat): il sommergibile HMS Seraph rilasciò davanti alle coste spagnole il cadavere di un uomo morto tempo prima di polmonite, con al polso una valigetta piena di documenti riguardanti il fittizio sbarco in Grecia; il corpo fu ripescato dinanzi alla città di Huelva e identificato (grazie alle carte che aveva indosso) come il fantomatico maggiore britannico William Martin, componente dello stato maggiore di Lord Louis Mountbatten. Le autorità spagnole passarono subito all'Abwehr il materiale e gli agenti tedeschi apparentemente furono ingannati: l'alto comando della Wehrmacht a Berlino si preparò a contenere sbarchi degli Alleati in Sardegna e nel Peloponneso, ma i comandi italo-tedeschi in Italia non si impensierirono più di tanto e non si verificarono spostamenti di truppe dalla Sicilia né una particolare riduzione dell'afflusso di rinforzi nell'isola
Il ruolo dell'intelligence e l'AMGOT
Per aiutare i soldati nella comprensione del territorio e dei costumi dei siciliani venne preparata una guida in inglese chiamata Soldier's guide to Sicily
L'attacco all'Italia fu deciso dagli anglo-americani a Casablanca nel gennaio 1943; tuttavia fin dall'autunno 1942 il presidente Roosevelt aveva assegnato al colonnello William Joseph Donovan il comando dell'Office of Strategic Services (OSS), con l'obiettivo di raccogliere informazioni per future operazioni militari nella penisola[37]. L'ufficiale mise al comando della "sezione Italia" l'agente Earl Brennan, che disponeva di molti contatti nell'ambiente antifascista italiano[38]. Fu Brennan che propose di creare una sezione per lo spionaggio in Italia e, a tale scopo, ottenne il permesso da Donovan di reclutare sei agenti di origine italiana, tra cui due avvocati (Victor Anfuso e Vincent Scamporino) che avrebbero dovuto fornire informazioni utili agli Alleati; a capo di costoro fu posto il militare Biagio Massimo Corvo, figlio di emigranti siciliani antifascisti[39]. Nell'inverno 1943 la "sezione Italia" dell'OSS si stabilì ad Algeri e i sei agenti iniziarono la loro azione di spionaggio e raccolta informazioni sulle difese costiere siciliane, i campi minati in mare, le sedi di comando, i piani e la dislocazione delle truppe, le loro dotazioni[40]. Presto il gruppo allargò anche agli Stati Uniti la propria rete di collaboratori, attraendo immigrati di prima e seconda generazione legati sia a organizzazioni di destra sia di sinistra moderata. L'OSS pensava, oltre allo sbarco in Sicilia, anche all'Italia del dopo Mussolini e, in questo contesto, l'azione della squadra di Corvo riallacciò i rapporti tra gli immigrati negli Stati Uniti e i loro conoscenti in Sicilia[41].
In contemporanea era stato istituito l'Allied Military Government of Occupied Territories (AMGOT), al comando del generale Alexander e con gli affari civili delegati al maggiore generale Francis Rennell Rodd, a cui solo formalmente era sottoposto il colonnello italo-americano Charles Poletti. Quest'ultimo, nominato direttore degli Affari civili, godette di notevole libertà nella scelta degli uomini che avrebbero dovuto amministrare l'isola[42]. Riguardo all'attività di Poletti, nel dopoguerra, sono state divulgate storie fantasiose circa la collaborazione tra Alleati e mafia siciliana, con il coinvolgimento del boss Lucky Luciano che avrebbe usufruito della libertà concessagli dal governo statunitense in cambio del suo impegno a creare un movimento di resistenza in Sicilia prima dell'invasione[43]. La collaborazione di Luciano, come quella di Calogero Vizzini e di Giuseppe Genco Russo, che secondo alcune teorie avrebbero poi avuto campo libero nella gestione politico-economica dell'isola in riconoscimento dell'appoggio fornito, non sono supportate da prove concrete e una commissione d'inchiesta del Senato italiano, riunita nel dopoguerra, non trovò riscontri. La presenza di mafiosi nelle cariche pubbliche siciliane a partire dalla fine dell'estate 1943 si spiega soprattutto con il caos provocato dall'invasione, nonché con la mancanza di una politica ben definita prima dell'insediamento dell'AMGOT: questo periodo di transizione favorì i mafiosi che, al momento dell'arrivo degli Alleati, riuscirono a farsi rilasciare dalle carceri spacciandosi per prigionieri politici antifascisti. Le autorità fasciste furono estromesse e il vuoto di potere fu rapidamente riempito da esponenti mafiosi, che ricostruirono una rete di controllo del mercato nero[44], dato che la struttura della mafia in Sicilia, i suoi contatti e la sua forza politica e sociale erano rimasti sempre attivi e dinamici, nonostante la propaganda fascista affermasse il contrario.
Fonte: wikipedia